Per dovere di cronaca vi riportiamo la traduzione di Senjutsu realizzata da Stargazed Magazine, il quale lo premia con la sufficienza e basta:
"6/10
Questo non è brutto album. Il contrario: Senjutsu contiene numerose esperienze positive.
Ad esempio la title track, una chiamata alle armi con una batteria che sembra quasi una marcia la quale, aiutata da riff ripetuti, creano una sensazione di trance. Dopo c'è l'intermezzo sinfonico di Stratego, gli elementi folk di The Writing on the Wall, le spaventose parti acustiche di Lost in a Lost World, gli elementi anni '70 di The Time Machine e la semi-ballad Darkest Hour, con il suo pittoresco testo. C'è anche il simpatico intermezzo da danzare e gli incoraggianti accordi di Death of the Celts, nonché la cupa Hell on Earth che chiude questo doppio album.
Comunque - non riesco a capire gli entusiasti elogi che questo album si è preso. Le persone non vogliono essere sorprese? Gli ascoltatori non sono un po' stanchi di ascoltate gli stessi tre o quattro accordi a ripetizione? Il chitarrista Adrian Smith ha detto che le parti folk sono una novità (e allora Dance of Death? The Clansman?) com'è nuovo l'intro di batteria (e ho detto tutto), ma basta questo?
Inoltre, dov'è la varietà degli anni passati? Dov'è l'energia di The Clairvoyant o Heaven Can Wait? Per come stanno le cose, dobbiamo arrivare a mezz'ora di ascolto per il primo up-tempo (Days of Future Past) e altri trenta minuti per il secondo (The Parchment). Aggiungendo altre critiche, la maggior parte dell'album è sulla stessa tonalità, con il cantante Bruce Dickinson che a volte fatica a raggiungere le note alte. Ritornando alle note positive, i testi sono profondi e gli assoli di chitarra sono davvero interessanti. I fans più fedeli ameranno Senjutsu, e io... beh, più o meno mi è piaciuto."